Nel corso della 20ª tappa del Giro d’Italia 2025 (Verrès–Sestriere), trasmessa il 31 maggio su RAI e disponibile su RaiPlay, un momento toccante e inaspettato ha arricchito la narrazione sportiva.
Fabio Genovese, opinionista dell’evento, sposta temporaneamente l’attenzione su Mario Celso, fondatore della IREM, figura emblematica dell’innovazione tecnica italiana, l’inventore del rivoluzionario raddrizzatore per la proiezione cinematografica.
Nel racconto, si ripercorrono le tappe di una vita straordinaria: dalla prigionia in un campo di concentramento alla creazione di un dispositivo capace di risolvere il problema dello “sfarfallio” nelle proiezioni cinematografiche. Un’invenzione che ha migliorato la visione nei cinema di tutto il mondo.
Trascrizione Giro d’Italia 20° tappa: Verres – Sestriere (fasi finali) Minuto 24.57
Francesco Pancani: … torniamo con Fabio Genovese – buongiorno Fabio – in un piccolo borgo: Sant’Antonino di Susa e lo possiamo definire un borgo da Oscar!
Fabio Genovese: Possiamo assolutamente, perché qui fa capire il carattere delle persone di questi luoghi.
Il 1917, nasce qua un signore che ha la passione per l’elettricità che all’epoca insomma non era ancora così conosciuta, però la vita è dura, deve fare altre cose… gli muore il padre, va a lavorare con la mamma, fa l’ambulante e tutto quanto, ma la guerra lo richiama a lavoro. Perchè viene internato in un campo di concentramento in Cecoslovacchia e qui i tedeschi sapendo delle sue conoscenze lo impiegano, perché per sistemare le radio. Da lì torna in Italia e vorrebbe fare lavori più pratici, più tranquilli, ma il cinema ha bisogno di lui. C’è il problema dello sfarfallio.
Voi vedete quando c’erano i primi film, si vedono al cinema, la luce un po’ intermittente, non è perfetta. E’ la luce che passa attraverso i vari fotogrammi del cinema…c’è bisogno di migliorarla e lui lo fa! Con un nuovo raddrizzatore per la proiezione cinematografica e fonda la IREM, industria raddrizzatori elettromeccanici proprio a Sant’Antonino di Susa che è casa sua. Si ostina a lavorare qua anche quando i cinema di tutto il mondo capiscono che è veramente qualcosa di incredibile la sua invenzione. Ragazzini di 13-14-15 anni lavorano per lui e piano piano si ingrandisce ma ci tiene a rimanere qua.
I cinema di tutto il mondo lo richiedono fino a un giorno e qui, per fare presto…arriviamo qua al 1991 quando Karl Malden gli manda un fax da Hollywood e dice: “Beh lei dovrebbe venire qua perché nella sede degli Oscar Tom Hanks le consegnerà un Oscar”. Un Oscar perché quest’uomo ha reso grande il cinema.
I cinema di tutto il mondo hanno fatto si che i film si vedano meglio per merito suo. Non ha mai voluto abbandonare Sant’Antonino di Susa, non ha mai voluto decentralizzare per risparmiare.
Gli dicevano “ma spenderebbe meno a far lavorare le persone in oriente” e lui dice “ma io vivo in un mio posto circondato dall’amore e questo non ha prezzo”.
Quando vinse l’Oscar, e qui chiudiamo con una frase perfetta che è sua, disse: “Vi prego di perdonare la mia pronuncia ma è influenzata dal mio dialetto montanaro, questo premio però è un di più perché la felicità è aver fatto il lavoro che amo”.
Francesco Pancani: Un borgo da Oscar, un borgo Sant’Antonino di Susa, anche di sogni che si realizzano.